venerdì 8 aprile 2016

IN E-BOOK CON L’EDITRICE LA SCUOLA “AMORIS LAETITIA”, L’ESORTAZIONE DI PAPA FRANCESCO CON UNA INTRODUZIONE DELL’ARCIVESCOVO BRUNO FORTE



Attenzione al pluralismo e all’inculturazione della fede, in vista del superamento necessario di ogni forma di eurocentrismo e di centralismo romano. Costante coniugazione di realismo nella lettura dei problemi e delle sfide e di misericordia nelle indicazioni per superarli. E un linguaggio concreto e colloquiale, ma anche evocativo e poetico. Questi i tratti peculiari del testo secondo l’arcivescovo Bruno Forte, già segretario speciale del Sinodo, che introducendo l’esortazione apostolica, in e-book con l’Editrice La Scuola- la definisce frutto del libero confronto fra i Padri e segnata – al contempo- dall’impronta personale del papa: nello stile e nei temi, anche nuovi, privilegiati. E spiega:”Francesco è il pastore da anni esercitato nel parlare di amore con amore alla gente bisognosa di amare e di essere amata” Frutto del libero confronto vissuto nell’intero Sinodo, che ha ricordato il clima sperimentato dai Padri conciliari al Vaticano II, Amoris laetitia lascia cogliere “l’impronta personale di Papa Francesco” non soltanto “nello stile che ha qualificato l’intero lavoro del Sinodo”, “ma anche dalla presenza di temi teologico-spirituali e di scelte pastorali rilevanti, che stanno fortemente a cuore al Papa argentino”. Lo scrive l’arcivescovo Bruno Forte, segretario speciale del Sinodo, testimone della vitalità delle due tappe, come pure del ruolo esercitato in esse dal pontefice “con discrezione, ma anche con guida attenta e sapiente”, aprendo la sua introduzione all’Esortazione apostolica in formato e-book per i tipi dell’Editrice La Scuola (pp. 280, euro 1,90 ) già disponibile. Nel solco dei lavori sinodali, costellata di riferimenti a precedenti interventi magisteriali, Amoris laetitia presenta lungo i suoi nove capitoli parti nuove, alcune delle quali sin dall’inizio ispirate alla Sacra Scrittura. “A partire da lì considererò la situazione attuale delle famiglie […]. Poi ricorderò alcuni elementi essenziali dell’insegnamento della Chiesa circa il matrimonio e la famiglia, per fare spazio così ai due capitoli centrali, dedicati all’amore. In seguito metterò in rilievo alcune vie pastorali che ci orientino a costruire famiglie solide e feconde secondo il piano di Dio, e dedicherò un capitolo all’educazione dei figli. Quindi mi soffermerò su un invito alla misericordia e al discernimento pastorale davanti a situazioni che non rispondono pienamente a quello che il Signore ci propone, e infine traccerò brevi linee di spiritualità familiare”, così scrive papa Francesco subito spiegando l’articolazione del testo. Dalla visione biblica del matrimonio, della famiglia e della genitorialità nel suo aspetto di amore fecondo e di responsabilità educativa verso i figli e dalla complessità dei rapporti intergenerazionali (primo capitolo), l’esortazione  -facendo tesoro di molti contributi presentati dai Padri sinodali, arricchiti da originali riflessioni di Francesco- presenta poi con realismo (secondo capitolo) la situazione attuale della famiglia, chiedendo alla Chiesa di offrire “spazi di accompagnamento e di assistenza”. Con lo stesso realismo Francesco dopo aver osservato come “nessuna unione precaria o chiusa alla trasmissione della vita ci assicura il futuro della società”, si chiede: “Ma chi si occupa oggi di sostenere i coniugi, di aiutarli a superare i rischi che li minacciano, di accompagnarli nel loro ruolo educativo, di stimolare la stabilità dell’unione coniugale?”. Lo fa notare Forte nella sua introduzione dove nota che papa Francesco, più in particolare, rivendicando il ruolo spesso svalutato della donna, si pronuncia sulle teorie cosiddette del “gender”: “Non si deve ignorare che sesso biologico (sex) e ruolo sociale-culturale del sesso (gender), si possono distinguere, ma non separare”. A seguire ecco (capitolo terzo) una sintesi dell’insegnamento della Chiesa sul sacramento del matrimonio e la vocazione della famiglia, nel cui quadro l’indissolubilità “non è innanzitutto da intendere come giogo imposto agli uomini, bensì come un dono fatto alle persone unite in matrimonio”, poi ribadendo che nella luce della pedagogia divina manifestata in Gesù, la Chiesa si riconosce chiamata a rivolgersi “con amore a coloro che partecipano alla sua vita in modo imperfetto”. “Si può dire che in questa esemplarità dell’amore del Verbo incarnato sta il fondamento biblico e teologico delle vie di accoglienza, d’integrazione e di misericordia per tutti che con questa Esortazione Apostolica Papa Francesco indica alla Chiesa intera”, commenta  Forte : che definisce il quarto capitolo sull’amore nel matrimonio una splendida meditazione sull’inno alla carità della prima lettera ai Corinzi di Paolo –evidenziando come il papa si soffermi a precisare il senso delle espressioni di questo testo, per tentarne un’applicazione all’esistenza concreta di ogni famiglia (pazienza, benevolenza, rifiuto di ogni invidia, vanagloria e arroganza, amabilità, distacco generoso, assenza di violenza interiore, perdono, capacità di rallegrarsi con l’altro, di scusarsi, di dare fiducia), proseguendo con sottolineature sull’ esigenza di crescere continuamente nella carità coniugale. Tutto questo non senza spunti concreti, segno di una conoscenza dell’esperienza d’amore vissuta da tanti coniugi (come le riflessioni sull’importanza dello sguardo rivolto all’altro o il richiamo delle tre parole necessarie all’amore: “permesso, grazie, scusa”, o il rifiuto di ogni spiritualizzazione astratta del legame nuziale). “L’Esortazione presenta qui riflessioni che sono la più forte smentita della convinzione per cui ‘la Chiesa molte volte è stata rifiutata, come se fosse nemica della felicità umana’…”, commenta Forte evidenziando il passaggio dell’esortazione dove afferma che “in nessun modo possiamo intendere la dimensione erotica dell’amore come un male permesso o come un peso da sopportare per il bene della famiglia, bensì come dono di Dio che abbellisce l’incontro tra gli sposi” . La riflessione tocca poi un vertice di piena umanità là dove si analizza la trasformazione dell’amore e della bellezza della fedeltà duratura, ma pure dell’amore che diventa fecondo (capitolo quinto) fermandosi sull’attesa, la nascita di un figlio, o l’adozione e l’affido, considerando i rapporti intergenerazionali (figli, nipoti, nonni), dedicando il sesto capitolo alle prospettive con cui esaminare le sfide oggi poste alla pastorale familiare, ma ancor prima prematrimoniale e matrimoniale.  L’atteggiamento richiesto dal pontefice ai pastori nei confronti delle famiglie in crisi o di chi ha sperimentato il fallimento del proprio legame nuziale deve essere comunque sempre quello dell’accoglienza e dell’accompagnamento, sottolinea Forte: Che richiama il passaggio centrale dell’esortazione: “Ai divorziati che vivono una nuova unione, è importante far sentire che sono parte della Chiesa, che non sono scomunicati e non sono trattati come tali, perché formano sempre la comunione ecclesiale. Queste situazioni esigono un attento discernimento e un accompagnamento di grande rispetto, evitando ogni linguaggio e atteggiamento che li faccia sentire discriminati e promovendo la loro partecipazione alla vita della comunità. Prendersi cura di loro non è per la comunità cristiana un indebolimento della sua fede e della sua testimonianza circa l’indissolubilità matrimoniale, anzi essa esprime proprio in questa cura la sua carità” . Se poi il capitolo settimo sull’educazione dei figli è dedicato alla sfida educativa, chiedendo lungimiranza nei metodi (“….Se un genitore è ossessionato di sapere dove si trova suo figlio e controllare tutti i suoi movimenti, cercherà solo di dominare il suo spazio. In questo modo non lo educherà…”), rilevanti appaiono le indicazioni del capitolo ottavo ,tra accompagnamento, discernimento, integrazione circa le diffuse  fragilità –che osserva Forte muovono dalla convinzione che la Chiesa deve accompagnare   e i suoi figli più fragili ridonando loro fiducia”. Spiega il vescovo teologo che, in riferimento a convivenze e unioni di fatto, l’esortazione - ribadendo con chiarezza l’esigenza per i discepoli di Cristo chiamati al matrimonio di unirsi stabilmente nel vincolo nuziale - invita ad affrontare “tutte queste situazioni in maniera costruttiva, cercando di trasformarle in opportunità di cammino verso la pienezza del matrimonio e della famiglia alla luce del Vangelo. Si tratta di accoglierle e accompagnarle con pazienza e delicatezza”. Francesco si rifà a san Giovanni Paolo II circa la “legge della gradualità” (“una gradualità nell’esercizio prudenziale degli atti liberi in soggetti che non sono in condizione di comprendere, di apprezzare o di praticare pienamente le esigenze oggettive della legge”). Circa il discernimento delle situazioni dette irregolari, si ripropone la scelta fra la logica dell’emarginazione e la logica dell’integrazione, l’unica conforme alla misericordia rivelata in Cristo:“Si tratta di integrare tutti, si deve aiutare ciascuno a trovare il proprio modo di partecipare alla comunità ecclesiale, perché si senta oggetto di una misericordia immeritata, incondizionata e gratuita. Nessuno può essere condannato per sempre, perché questa non è la logica del Vangelo!”, si legge infatti nel testo . Dunque non una nuova normativa canonica, ma l’incoraggiamento “a un responsabile discernimento personale e pastorale dei casi particolari, che dovrebbe riconoscere che, poiché il grado di responsabilità non è uguale in tutti i casi, le conseguenze o gli effetti di una norma non necessariamente devono essere sempre gli stessi”. Un discernimento, affidato ai pastori, capace di coniugare fedeltà alla dottrina della Chiesa e attenzione alle situazioni concrete e al peso delle circostanze attenuanti. L’ultimo capitolo, il nono, è dedicato alla spiritualità coniugale e familiare , pure spalancata su un orizzonte di apertura e di dono generoso vissuto dalla famiglia . Lo sguardo d’insieme al testo –è il commento conclusivo di Forte- ne evidenzia tre caratteristiche. Prima “la marcata attenzione al pluralismo e all’inculturazione della fede, in vista del superamento necessario di ogni forma di eurocentrismo e di  centralismo romano”. Poi “ la costante coniugazione di realismo nella lettura dei problemi e delle sfide e di misericordia nelle indicazioni per affrontarli e superarli” . Infine il linguaggio usato: “concreto e colloquiale, ma sa essere anche evocativo e poetico”. “Realismo e immaginazione, concretezza ed evocazione, sono peraltro propri di ogni linguaggio al servizio della comunicazione della fede, e si ritrovano variamente mescolati nell’Esortazione, in cui si avverte”- conclude Forte- “ che Francesco è il pastore da anni esercitato nel parlare di amore con amore alla gente bisognosa di amare e di essere amata”.

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