Nel 1990, Karl–Joseph
Zumbrunnen, fotografo austriaco con radici galiziane, viaggia più volte
attraverso l’Ucraina alla ricerca delle proprie origini. Gli spasmi di questa
nazione nuova di zecca, l’incongrua miscela di una occidentalizzazione brutale
e improvvisa, di un nazionalismo montante, del folklore tradizionale e delle
nostalgie asburgiche e sovietiche lo affascinano con forza. Il caos della
transizione dal socialismo reale gli sembra infinitamente più attraente
rispetto alla noiosa vita
in
Occidente – soprattutto perché si è innamorato della sua interprete Roma
Woronytsch. Zumbrunnen la accompagna in un viaggio mozzafiato attraverso le
montagne dei Carpazi fino alla “Locanda sulla luna”, una stazione sovietica di
spionaggio trasformata
in
un moderno complesso sportivo. Qui, tra
cineasti, spogliarelliste, guardie del
corpo, furfanti e intellettuali, passato e futuro si incontrano e l’idea di
frontiera perde qualunque significato. Con uno stile incantato e magistrale
Andrukhovych ci conduce per mano, da un punto di vista immaginario e realissimo
allo stesso tempo, attraverso un intenso volo notturno geopoetico nel cuore
dell’Europa e della nostra identità occidentale
Yuri Andrukhovych, nato
nel 1960 in Ucraina, è romanziere, poeta, saggista, intellettuale di
nazionalità ucraina. Oltre a essere un autore di culto in Europa centrale, è
stato attivista del movimento democratico del Maidan e ha partecipato
attivamente alla Rivoluzione Arancione. Ha ottenuto numerosi riconoscimenti tra
cui il PREMIO PER LA PACE ERICH MARIA REMARQUE nel 2005 e il PREMIO HANNAH
ARENDT nel 2014.
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